Acromegalia
L’Acromegalia è una malattia rara determinata dall’eccessiva produzione da parte dell’ipofisi dell’ormone della crescita(GH, Growth Hormone), nel 99% dei casi dovuta ad un adenoma benigno dell’ipofisi. Il GH esercita la maggior parte delle sue azioni non direttamente, ma regolando la produzione a livello del fegato e dei tessuti periferici di una proteina l’IGF-1 (Insulin-like Growth Factor-1).
Le manifestazioni cliniche dell’Acromegalia dovute agli elevati livelli circolanti di GH sono molto insidiose e spesso si giunge alla diagnosi di malattia dopo anni dalla sua insorgenza.
Le espressioni più caratteristiche di malattia sono l’ingrandimento delle mani e dei piedi (il paziente negli anni è costretto a modificare la misura degli anelli e delle scarpe), l’allargamento del naso e delle labbra, l’aumento del volume della lingua, il prognatismo con conseguente malocclusione dentale, tutti segni che determinano una modificazione dell’aspetto del paziente ben evidenziabile dal confronto di fotografie eseguite nel corso degli anni.
Altri sintomi frequentementi presenti nel paziente affetto da Acromegalia sono la sudorazione eccessiva, la cute oleosa, la presenza di multipli fibromi cutanei, la sindrome del tunnel carpale, la stanchezza muscolare, dolori alle articolazioni, abbassamento del tono della voce, difficoltà respiratorie notturne di tipo ostruttivo.
Tra le modificazioni metaboliche più frequenti è da ricordare l’alterazione del metabolismo glucidico con l’insorgenza a volte di franco diabete e l’aumento del livello dei trigliceridi.
Altri organi e apparati risentono dell’aumentata produzione di ormone della crescita, quindi è frequente il riscontro di patologia nodulare della tiroide, aumento di dimensioni del fegato (epatomegalia) e del cuore con conseguente alterazione anche sulla loro funzione.
Come indicato in precedenza, l’Acromegalia è causata dalla presenza di un adenoma ipofisario secernente GH che nella maggior parte dei casi è un macroadenoma (supera il centrimetro di diametro), quindi alle manifestazioni cliniche già descritte bisogna aggiungere quelle dovute alla presenza dell’adenoma stesso, quali ad esempio cefalea e disturbi visivi, e quelle dovute alla eventuale compromissione della secrezione di altri ormoni dell’ipofisi(vedi adenomi dell’ipofisi).
Nel paziente afetto da Acromegalia esiste un lieve aumento del rischio di neoplasie soprattutto a carico del colon; lo specialista endocrinologo programmerà gli esami di screening e di controllo come previsto nelle recenti linee guida internazionali.
La diagnosi clinica di Acromegalia si basa sulla determinazione nel sangue dei livelli di ormone della crescita (GH) e di IGF-1 che in questa malattia sono aumentati. A volte è necessario eseguire dei test di soppressione del GH e cioè dosare l’ormone ogni 30 minuti per 2 ore dopo che il paziente ha bevuto una soluzione contenente 75 grammi di glucosio.
La descrizione morfologica dell’adenoma ipofisario si ottiene con l’esecuzione della risonanza megnetica dell’encefalo per regione ipotalamo-ipofisaria che permette anche lo studio dei rapporti dell’adenoma con il chiasma ottico ed il seno cavernoso, fornendo quindi preziose indicazioni anche sulla scelta della terapia.
La scelta terapeutica più opportuna per il paziente affetto da Acromegalia deve essere fatta dallo specialista endocrinologo sulla base delle caratteristiche cliniche del caso ed ha come fine la rimozione dell’adenoma, o almeno la risoluzione dei fenomeni compressivi determinati dallo stesso, e il miglioramento dei sintomi e segni della malattia . Le modalità di terapia oggi disponibili sono 3, farmacologica, chirurgica e radiante, tenendo presente che in alcuni casi è necessario, per un corretto controllo della malattia, eseguire tipologie multiple di intervento.
La terapia medica può oggi avvalersi di farmaci con differente meccanismo d’azione e quindi permette allo specialista di avere più possibilità di arrivare alla cura della malattia.
L’Octreotide, un anologo della somatostatina, è in grado di controllare la sintesi del GH da parte dell’adenoma ipofisario ed in alcuni casi riesce anche a ridurre le dimensioni del tumore. Esistono oggi delle formulazioni a lento rilascio che vengono somministrate per iniezione intramuscolare una volta ogni 28 giorni a differenza di qualche anno fa quando il farmaco richiedeva tre somministrazioni quotidiane per via sottocutanea.
E’ ormai in fase di conclusione la sperimentazione sull’uomo del SOM230, un nuovo analogo della somatostatina con una maggiore capacità di bloccoo della secrezione del GH.
La Cabergolina è un dopamino-agonista che viene assunto per via orale, ma che è efficace solo nel 20% dei casi di Acromegalia.
Sono in fase di sperimentazione farmaci con contemporanea azione sui recettori della somatostatina e della dopamina.
Il Pegvisomant è il farmaco di più recente produzione per la cura dell’Acromegalia ed ha un meccanismo d’azione diverso dai farmaci citati in precedenza. Il Pegvisomant, infatti, è un antagonista recettoriale dell’ormone della crescita, cioè è un farmaco che blocca l’azione del GH a livello periferico, non blocca la sua produzione a livello dell’adenoma ipofisario. Si somministra per via sottocutanea una volta al giorno.
Il paziente affetto da Acromegalia, a prescindere dal tipo di terapia che è stata scelta per ottenere il controllo della malattia, deve essere periodicamente monitorato dallo specialista. E’ necessario controllare periodicamente che la malattia sia curata, valutare le modificazioni delle dimensioni e delle caratteristiche dell’adenoma ipofisario, monitorare il normale funzionamento dell’ipofisi, verificare lo stato funzionale degli organi e degli apparati interessati dalla malattia.
FONTE: https://www.endocrinologiaclinica.it/patologie/
Endocrinologiaclinica.it è a cura del Dr. Francesco Antonio Logoluso